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21 01 2014 | Rimini | Cisl, ricerca sui 730: Rimini fanalino di cosa per reddito medio

Martedì, 21 Gennaio 2014

tortora-chiaroRimini | Cisl, ricerca sui 730: Rimini fanalino di cosa per reddito medio

 

Una ricerca commissionata da Cisl al Centro studi Antares di Forlì che lo scorso mese di ottobre ha spulciato 50 mila modelli 730 compilati mette in luce che «la Romagna (media delle province romagnole) ha valori di ricchezza, in termini di reddito e patrimonio, inferiore all’Emilia», avvisa Massimo Fossati segretario della Cisl Romagna.

 
In Romagna c’è una minore presenza di persone “che forniscono reddito”: una quota pari al 60% della popolazione residente dichiara un reddito ai fini dell’imposizione Irpef, mentre l’incidenza dell’Emilia è del 62%. Con un’incidenza pari al 63% dei residenti sono in assoluto i territori montani emiliani quelli con la maggior presenza di popolazione “portatrice di reddito”, mentre se escludiamo il litorale ferrarese, è la costa romagnola quella in cui si presenta il minor numero di dichiarazioni (59%).
Il reddito medio della Romagna è pari a euro 21.704 (Rimini è il fanalino di coda con un reddito medio di 21.183 euro al di sotto della media stessa), contro i 24.252 euro della media dell’Emilia (il reddito medio di Bologna pari a 25.828 euro, è il più alto in regione).


L’importo medio delle dichiarazioni romagnole è inferiore ai 22 mila euro, mentre in Emilia supera i 24 mila euro. Lo stesso vale per gli importi medi derivanti dal reddito pensionistico: meno di 16 mila euro in Romagna, più di 17 mila in Emilia. In questo caso è opportuno tenere presente che nelle province romagnole il lavoro autonomo ha avuto e ha un peso maggiore, ma gli autonomi versano minori contributi previdenziali e conseguentemente ricevono pensioni più basse.


Per quanto concerne il patrimonio (attività reali e finanziarie), quello delle famiglie romagnole è inferiore a quello emiliano di 13 mila euro. Una differenza dovuta soprattutto alle attività finanziarie che rappresentano per le famiglie romagnole il 90% di quelle detenute dalle famiglie emiliane, rispetto al 96% delle attività reali.


Un’altra differenza tra Emilia e Romagna riguarda le preferenze di investimenti del risparmio: l’Emilia rivela una maggiore capacità di investimento, prediligendo attività finanziare, quindi più “liquide”. La Romagna al contrario perde una parte della sua capacità, e conseguentemente diminuisce il suo risparmio accumulato, ma ciò nonostante dirotta parte di questa ricchezza (prima finanziaria) verso attività reali (terreni e fabbricati), più stabili e meno “liquide”.


La differenza di reddito e patrimonio tra Emilia e Romagna non si traduce però in minori consumi finali interni, anzi quelli medi romagnoli risultano leggermene superiori. Una difformità riconducibile anche al contributo turistico.
Analizzando i redditi complessivi medi dei contribuenti che si rivolgono agli sportelli Caf Cisl in Emilia e in Romagna, si può notare come il reddito complessivo medio degli emiliani è quasi di 27 mila euro mentre quello dei romagnoli è appena superiore ai 21 mila euro (il 20% in meno).


Nel riminese il 56% della popolazione ha un reddito inferiore a 20.000 euro mentre il 17% non supera i 10.000 euro.
La distribuzione dei redditi in funzione dell’età mostra che i redditi crescono fino ad arrivare al segmento 55-59 anni in cui l’aumento è massimo (38 mila euro per l’Emilia e 26 mila per la Romagna). Mediamente i giovani tra i 34-40 anni hanno un reddito pari al 70% di quello percepito nella fascia d’età compresa tra i 55-60 anni. Sono ovviamente i più giovani a guadagnare meno, ma è fino a 40 anni che il reddito rimane inferiore a quello medio.


Per quanto concerne le attività economiche, emerge che i servizi finanziari sono quelli con il reddito medio maggiore (superiore ai 40 mila euro annui), mentre le attività ricollegabili agli alberghi e ristoranti si vedono riconosciute le remunerazioni minori (di poco superiori ai 13 mila euro).


L’analisi della ricchezza reale mostra che i 2/3 dei contribuenti dichiarano di possedere da 2 a 4 immobili, mentre 1 su 4 possiede più di 5 immobili, solo il 7% fa riferimento a un solo immobile. Sono soprattutto i più giovani quelli che possiedono al massimo un immobile, dopo i 55 anni si concentrano maggiormente i possessori con un numero di immobili superiore a 5.


“Sistema Romagna. Appunti per una politica di area vasta” è il titolo del convegno organizzato dalla Cisl Romagna, area di Rimini, che si tiene domani, mercoledì 22 gennaio alle 9.30 nel Centro Convegni del Gros Rimini (Centro Direzionale Est - Via Coriano, 58), nell’ambito del quale si presenteranno i contenuti della ricerca. Il convegno si aprirà con il saluto di monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, a cui segue la relazione introduttiva di Massimo Fossati, segretario generale Cisl Romagna. Di seguito intervengono Lorenzo Ciapetti, direttore del Centro studi Antares di Forlì, Salvatore Bugli, vicepresidente Camera di Commercio di Rimini, Franco Mosconi, docente Economia all’Università di Parma, Giorgio Graziani, segretario generale Cisl Emilia Romagna. Conclude Ermenegildo Bonfanti, segretario generale Cisl Fnp (Federazione nazionale pensionati), coordina Luigi Brancato, segretario generale Fnp Cisl Romagna.


Obiettivo della Cisl è imparare a sfruttare bene l’area vasta.
«Occorre assumere l’area vasta quale nuova leva per la competitività del nostro sistema, senza ripetere gli errori del passato come abbiamo fatto ad esempio sulla costituzione della azienda di trasporti Start Romagna, una buona idea che, a causa della frammentazione con la quale oggi è chiamata a confrontarsi, rischia di non cogliere gli obiettivi previsti. È necessaria una politica generale dei trasporti in area vasta che superi deleterie visioni campanilistiche e che, risistemando e riorganizzando opportunamente i flussi di traffico, sia anche occasioni di lavoro e sviluppo per le aziende del territorio. Un esempio riguarda i tracciati della E45/E55, dove Rimini rischia di essere tagliata fuori. La progettazione territoriale va ripensata con strategie diverse, intercettando gli assi strategici della mobilità e rafforzando il corridoio adriatico, affinché anche la futura autostrada possa diventare un ulteriore punto di forza per facilitare gli scambi», spiega Fossati.


«Ancora: una politica di area vasta nei trasporti deve valere anche per il settore del traffico aereo.
Le politiche competitive tra Forlì e Rimini hanno portato al fallimento di entrambe le società aeroportuali, determinando perdite di posti di lavoro e di ingenti quantità di risorse pubbliche. Va però ribadito il concetto che questa infrastruttura è fondamentale per tutta la costa romagnola».


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